A sala vuota, quando tutti se ne sono andati e buona parte dell’allestimento è stato smontato, faccio una piroetta sovrappensiero. Matteo è seduto (eufemismo) su una sedia e mi dice con le ultime forze rimaste: “Addirittura?”
Il mio TEDxAssisi inizia qui, quando quello di tutti gli altri è finito da circa un’ora.
Comincio a respirare, a dire e a fare cose sceme (che mi appartengono) e che per il resto della giornata sono state tenute a freno da un livello massimo di concentrazione.
Non sono stata nei miei soliti panni, difficilmente mi occupo di cose tecniche; mi presto per senso del dovere, ma ho una paura matta di essere in prima linea, senza un tasto che possa cancellare le mie sbavature. Ma un evento è una pagina che non scrivi in solitudine, dove nessuna qualifica ti protegge dal rischio di commettere errori, che ti permette di associare un sorriso, una faccia, una sensazione e un’umanità forte, fisica, a contatti che altrimenti conosceresti solo in foto, per i frammenti di contenuti che loro decidono consapevolmente di condividere con te.
Se dovessi spiegare TEDxAssisi adesso, dopo averne vissuto uno, lo farei peggio di quanto riuscissi a fare prima di viverlo per la prima volta dall’interno. Un TEDx non si racconta, ci si va con mente e cuore aperti pronti a prendere quello che viene. E se ne torna arricchiti. Per me è stato uno tsunami di emozioni e conoscenze, un invito all’apertura, alla curiosità, alla conversazione; un banco di prova che mi ha lasciato nuove competenze pratiche: un record mondiale di corsa nel corridoio per rimediare a un microfono spento, un master in nervi saldi ogni volta che le slide si sono inceppate/cancellate/autodistrutte, un attestato di creatività per riuscire a far funzionare il dannato telecomando.
Rieccole, le sbavature. Come per ogni copywriter l’occhio casca sempre sull’errore, sul segno di penna rossa e mai su tutto quello che c’è intorno. Eppure intorno c’è tanto: l’impeccabile autorevolezza di Raniero Regni, la luminosità di Antonia Colasante, la follia contagiosa di UsuArdo, il carisma di Robin Good, il sorriso di Eva de Marco, la pacatezza di Fabio Zaffagnini, l’intensità della voce di Federica Marani (The Smarties) – a tutti gli effetti per me il tredicesimo speaker di TEDxAssisi -, l’essenzialità di Cristina Rigutto, la grinta di Marianna Marcucci, la disponibilità di Sonia Montegiove, la determinazione di Elena Brescacin, l’entusiasmo di Andrea Tittarelli, la vitalità di Leonardo Cenci che colava dallo schermo.
Persone che hai imparato a conoscere attraverso i loro testi, che ti hanno tenuto compagnia per tante giornate di lavoro dall’alba al tramonto, che vorresti ringraziare abbracciandole per aver accettato l’invito e invece non fai in tempo, perché sono loro inspiegabilmente a ringraziare e abbracciare te.
E ancora gli occhi, le mani, le voci della social crew tutta (anche quelli con cui non ho fatto in tempo a scambiare due parole), coordinata dalla persona giusta: Giusy Congedo. La pazienza di tutta la regia durante la diretta e di Anne Morton per la lunga e tormentata fase di traduzione dei testi, che mi hanno aiutato al massimo minimizzando ogni mia imprecisione. L’impegno dei volontari, con una menzione d’onore a Marco Tiberi per la compostezza nell’affrontare qualsiasi tipo di missione e Aurora Stano per la sua versatilità artistica: dai ritratti degli speaker in due minuti ai segnaposti da scrivere al volo, per tornare al disegno sul retro di una tovaglietta a fine giornata.
In Umbria non siamo abituati a cose di questo genere. Spero che TEDx possa diventare un altro fiore all’occhiello, al pari del Festival Internazionale del Giornalismo o di Umbriajazz, per scardinare l’idea che in questa piccola regione possano accadere solo cose piccole. Con il duro lavoro, con l’impegno comune, con la fiducia negli altri (che accresce la fiducia nei propri mezzi, e non il contrario) si possono costruire grandi cose e far rumore, anche in mezzo ai boschi e alle colline dove secoli fa un pazzo parlava agli uccelli e ammansiva i lupi.
Anche una volta che gli smartphone sono spenti e gli hashtag non sono più tra i trending topic di Twitter, o almeno lasciatemelo credere.
Grazie al mix di risate e di silenziosa operatività di Daniela Buglione, la scanzonata professionalità di Federica Cesarini, la megalomania positiva di Matteo Piselli che a tutti i costi ha voluto trascinarmi in questa avventura nonostante le impuntature da mulo, tipiche di quando sento che qualcosa è troppo grande per me, perché faceva bene. Il bello è stato proprio questo: riemergere dal mio acquario in regia nelle pause e vedere con la coda dell’occhio ogni misura e distanza azzerata, tutti parlavano con tutti, senza formalità, in barba a ogni gerarchia e timore reverenziale.
Ho trattenuto gli scazzi, le lacrime, l’eccitazione, la felicità, la soddisfazione, la pipì, la fame, il sonno; ho trattenuto talmente tante cose che, appena alleggerita dalle responsabilità, sono scoppiata.
Mi sento sdoganata e profondamente arricchita, e voglio prolungare questo entusiasmo più a lungo possibile.
Lunedì mattina non so cosa farò, o meglio, so che ricomincerò ad andare a fare la spesa, pulire casa, stirare panni come fanno le persone normali (cioè non io negli ultimi due mesi), ma lo sbasso sarà inevitabile. TEDxAssisi è la cosa più bella che abbia mai fatto nella mia vita professionale, ma la mia vita professionale può sorprendermi ogni giorno, sta solo a me decidere come.
Cos’è questa oggi, una stanza vuota o piena di cose intangibili? decide solo l’animo di chi guarda.
Monte_Frumentario_dopo_TEDxAssisi
(Sottofondo: Estate povera – Ministri.
Dice, che c’entra l’estate povera? Una frase in questo testo esprime perfettamente come mi sento: Senza di voi sono una strada di campagna.)
Grazie di tutto.
Sere
Mi limito a sottoscrivere ogni parola. Abbiamo risuonato di mille emozioni diverse alla stessa lunghezza d’onda. Grazie!
Lo spettro delle emozioni c’è tutto: dall’ansia del giorno precedente alla nostalgia del lunedì dopo, con in mezzo un flusso multicolore di gioia e entusiasmo. Grazie a te Luigi e a tutte le persone che ne hanno fatto parte. 🙂