In una scuola italiana un bambino usa in una frase un termine che non esiste per descrivere un fiore: petaloso. Non esiste significa che il suo significato è comprensibile già dalla costruzione della parola, ma che la parola in questione non è presente nel dizionario della lingua italiana. La maestra lo convince a scrivere all’Accademia della Crusca per capire se la parola può essere inserita nel dizionario. La Crusca apprezza, spiega e rilancia: perché petaloso entri nel dizionario deve diventare di uso comune.
Una bella storia che mi ha fatto venire in mente alcune considerazioni.
1. È bello vedere che così tante persone in rete, su Facebook e Twitter (e anche tanti brand) abbiano parlato di questo argomento, forse significa che la lingua italiana ci interessa più di quanto pensiamo.
A questo proposito, Riccardo Esposito è stato più rapido e preciso di me nell’analizzare la spinta data dal web alla notizia.
2. È meno bello l’atteggiamento derisorio di fronte a un atto coraggioso di un bambino spronato dalla sua maestra a fare una cosa che non tutti hanno imparato da piccoli: seguire le regole. Ha avuto un’intuizione e l’ha sottoposta all’organo competente in Italia. La risposta è stata rapida, precisa e adeguata alla sua età; un’esperienza positiva che gli avrà insegnato a non reprimere la propria creatività e a credere nelle sue idee.
Aggiungo: forse gli ha insegnato anche che, nel nostro universo mentale di idee termini e immagini, possiamo dire e fare quello che vogliamo, mentre la realtà (scolastica e non) è fatta da regole condivise; a volte le regole si cambiano, a volte non ci si riesce. In ogni caso ci si mette in gioco e, a prescindere dall’esito, si cresce.
3. All’indomani di petaloso è tutto un fiorire (ironico e meno ironico) di “Perché petaloso sì e x no?”.
E chi ha detto che la vostra parola x col tempo non possa entrare nel dizionario come neologismo?
Come l’Accademia della Crusca ha spiegato nella lettera al piccolo inventore della parola petaloso, a determinare l’ingresso di una parola nel dizionario non è tanto la bellezza o l’originalità del termine, ma l’uso effettivo da parte di molte persone. Tra i neologismi entrati ufficialmente nel 2015 nello Zingarelli (il vocabolario della Zanichelli della lingua italiana) ci sono selfie e weddingplanner (tanto per avere un’idea delle molte persone che ne dovrebbero far uso).
“Non sono gli studiosi, quelli che fanno i vocabolari, a decidere quali parole nuove sono belle o brutte, utili o inutili.”
Lo dice l’Accademia della Crusca stessa: non bisogna essere linguisti o divoratori di libri per coniare una parola che diventa di uso comune. Cassanata è da qualche anno tra i neologismi di Treccani.it e in Svezia ha fatto da poco il suo ingresso il verbo zlatanare: c’è posto per tutti.
Usate le vostre parole, anche in modo spiritoso, a patto che sottendano un concetto chiaro e univoco. Se non avrete fortuna col dizionario, potreste sempre riscuotere un certo successo all’estero. Siamo sempre lì a prendere in prestito parole ad altre lingue, ma ci sono parole ed espressioni italiane che le altre lingue non hanno e vorrebbero. La mia preferita tra le 16 in classifica secondo Buzzfeed? Magari, perché esprime esattamente questo sentimento.
Ognuno ha le sue parole inventate. Tra le mie ci sono trombeur de femmes e merdaviglioso (sì, a volte la creatività ci coglie nei nostri momenti peggiori).
Non penso né spero entrino nel vocabolario, ma possiamo divertirci a scambiarcele. Quali sono le tue?
immagini: Bill Williams, Sonia Fantoli, digital cat, Wallpaper
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AGGIORNAMENTO: Sbuca da un testo botanico del 1600, scritto non in italiano ma in latino, la parola petaloso (qui la notizia). Non è chiaro se in passato la parola fosse ritenuta corretta o meno.
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