Quale parola userai oggi?

Deadline. È una parola che trovi sempre più spesso in bandi e concorsi creativi, significa scadenza.
Mettile vicine, deadline e scadenza: significano la stessa cosa ma ti danno le stesse suggestioni?

Scadenza mi fa pensare ai barattoli di pomodoro, alle macchie pelose bianche e verdi di muffa, a una scritta stampata su una confezione, al periodo di tempo entro il quale poter inviare delle scartoffie. Dopodiché timbro, pratica archiviata, puff, oppure un bel lancio nel secchio dei rifiuti e stop. Peccato.

Scomponi deadline: letteralmente significa linea morta. Può farti pensare a un ponte che si interrompe o a una freccia spuntata ma anche all’orizzonte ultimo, la fine. A me sembra quasi un giudizio universale, la resa dei conti, lo scontro finale tra bene e male, nuvole minacciose che si avvicinano cariche di temporale. Chi ha una deadline la cavalca, resta in equilibrio su quel filo nero facendosi coraggio, anche se davanti a sé vede ancora foschìa, nulla di definito. Ecco comparire Il viandante sul mare di nebbia, la pittura ottocentesca, il romanticismo. Di sbieco, come una macchia tra le fronde di una pineta, Leopardi.

È scaduta una deadline? Dannazione.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Tutto questo per dirti non che l’inglese è meglio dell’italiano ma che ci sono parole che trasmettono più di quanto significano, perché sanno parlare a più livelli; altre meno.

Quando parli o scrivi hai sempre una scelta: farlo in modo preciso e lineare restando con i piedi per terra, trottando lungo un perimetro, oppure alzare l’asticella e spiccare un balzo.

Se penso al mio lavoro come un intenso percorso mentale per consegnare poche righe di testo dense di significati entro una certa deadline oggi non vedo in me solo una freelance, mi sento quasi un eroe, come l’uomo nel dipinto di Friedrich.

E tu? Quale parola userai oggi? Spero che, qualunque sia, ti cambi la giornata.