Premetto: non sono una blogger. Però scrivere mi piace un bel po’, così come non dipendere da nessuno e fare un po’ il cavolo che…
Lascia un Commentoscrivopositivo Posts
In una scuola italiana un bambino usa in una frase un termine che non esiste per descrivere un fiore: petaloso. Non esiste significa che il suo significato è comprensibile già dalla costruzione della parola, ma che la parola in questione non è presente nel dizionario della lingua italiana. La maestra lo convince a scrivere all’Accademia della Crusca per capire se la parola può essere inserita nel dizionario. La Crusca apprezza, spiega e rilancia: perché petaloso entri nel dizionario deve diventare di uso comune.
Una bella storia che mi ha fatto venire in mente alcune considerazioni.
Ci sono molti modi per parlare di contraccezione aggirando l’ostacolo della scelta delle parole.
Mettiamo due esempi recenti di pubblicità sui contraccettivi a confronto: #SalvaLaQuaglia (Durex Italia) e Fallo Protetto (Coop).
In questo post non leggerai dell’evoluzione musicale dell’unica (o ultima) diva della musica pop mondiale, né di come si sia spatafasciata a terra alla cerimonia dei Grammy, né delle critiche del giorno dopo Fazio. No, voglio solo analizzare i linguaggi che possiamo mettere in atto quando decidiamo di comunicare e ho pensato di farlo attraverso un personaggio pubblico come Madonna.
Lascia un CommentoIl fear appeal
è una tecnica pubblicitaria che parla al destinatario attraverso il filtro della paura. Di esempi in tv e tra gli scaffali ne esistono tanti e i toni spaziano dagli ironici ai più forti. Che ci faccia da grillo parlante o che assecondi le nostre peggiori fobie una cosa è certa: per farsi ascoltare deve prima destabilizzarci.
Lascia un CommentoPer accompagnare la vita di un prodotto che resiste al tempo ci vuole una comunicazione infallibile: attenta ai suoi valori ma anche flessibile, per restare al passo coi tempi. Capace di mettere in scena un taglio netto col passato, se necessario.
Lascia un CommentoCaro Babbo Natale,
Ti scrivo dopo 24 anni di silenzio stampa in cui mi sono accontentata di qualsiasi regalo, troppe poche volte di forma rettangolare, con copertina e pagine fitte di lettere e molto più spesso sbagliato per modello, colore e taglia, come se non si sapesse che ho la fisicità di un Mini Pony.
Se sono stata una buona copywriter non lo so, posso però assicurarti che
Lascia un CommentoDa piccola per darmi un tono riutilizzavo le parole che sentivo dire dai grandi o che leggevo nei libri. «Non si dice così, è sbagliato!», mi ripetevano i miei dopo l’ennesima figuraccia davanti a ospiti o parenti lontani. Col senno di poi mi rendo conto che quelle stesse espressioni, applicate al contesto giusto, di senso ne hanno da vendere.
2 Commenti